Anche Thierry Henry segue la "moda d'inginocchiarsi"




Continua incessante la moda di inginocchiarsi in segno di rispetto per la morte di George Floyd e di sostegno al movimento Black Lives Matters.
Con quattro anni di ritardo rispetto a Kaepernick, quarterback della NFL disoccupato da quando inaugurò questa forma di protesta al momento dell'inno nazionale americano prima di ogni partita, ieri è toccato a Thierry Henry inscenare l'inginocchiamento trendy. L'attuale tecnico del Montreal Impact ha indossato la maglietta d'ordinanza con la scritta "Black Lives Matters", ha alzato il pugno chiuso e si è messo in ginocchio per 8 minuti e 46 secondi, ossia il tempo dell'agonia di George Floyd.

Peccato che anche Henry, da sempre attento e attivo sui temi della lotta al razzismo, abbia ceduto alla moda imperante del tempo. Da persone come lui ci si aspetterebbe qualcosa di diverso rispetto a quello che fanno sui social gli influencer radical chic, i politici "progressisti" e i miliardari col senso di colpa.
È strano che non si riesca a capire quanto questo gesto, ormai totalmente inflazionato, abbia perso quella carica di protesta che aveva tempo fa. Quando una protesta diventa "trendy, politically correct, mainstream", smette de facto di essere protesta e diviene fenomeno di costume. 

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